Il più grande complesso conventuale di Este, da secoli scuola e sede di vita civile.
Complesso francescano fin dai primi del 1200, è costruito nelle forme attuali nel 1600, inglobando nel convento una parte delle mura veneziane lungo il Bisatto. Il convento fu utilizzato dopo Napoleone come caserma, tribunale, prigione e soprattutto scuola; dal 1922 è stato Collegio Vescovile sino al 1975. Oggi ospita l'I.I.S. ATESTINO.
Il Convento di S. Francesco, oggi ex-Vescovile, si prospetta, anche ad uno sguardo disattento, come "pezzo forte" della città,: un complesso prepotente che occupa dal 1700 l'angolo sud-ovest del Bisatto, dando il nome al secondo ponte sul canale dopo quello della Torre.
Esisteva un rapporto importante e complesso tra il fiume e l'intero complesso che aveva un approdo e uno squero, come le ville dei veneziani e gli scali del porto commerciale. Pare quasi che il canale sia stato scavato per evitare il convento, che invece fu fatto in un angolo poco costruito della città già murata, secondo la tendenza dei Comuni ad allontanare dal centro francescani e domenicani, in continua concorrenza e litigio.
L'impianto dell'ambito urbano francescano, vuoto a nord e lungo le mura e con il complesso conventuale sull'angolo del Bisatto, si è mantenuto praticamente intatto sino a pochi decenni fa, quando con il Teatro sociale e poi con alcuni condomini è stato urbanizzato il grande brolo a partire da via Zanchi.
L'edificio come oggi lo vediamo è stato costruito poco prima della metà del XVII secolo, sul sito di una chiesa medioevale (S. Maria degli Angeli) e dell'annesso convento, gestito dai frati minori francescani sin dalla seconda metà del XIII secolo.
Chiesa e convento hanno seguito la stessa sorte: riferimento importante della città sino al 1800, poi sconsacrati e soppressi, e utilizzati in modi diversi. La chiesa che vediamo oggi, utilizzata come palestra, è il rifacimento settecentesco di una chiesa medioevale importante, tanto che ospitava la tomba quattrocentesca degli ultimi Marchesi d'Este, Taddeo e Bertoldo, prima di finire in un incendio (1684).
Il convento e la chiesa, dopo la soppressione degli ordini napoleonica, sono utilizzati per altre funzioni, sempre di interesse generale: in particolare collegio (a lungo gestito da religiosi, e recentemente laico). Durante la II guerra mondiale il convento fu utilizzato come sede del tribunale e carcere (furono detenuti anche partigiani e, per brevi periodi, ebrei) e nell'ultimo periodo bellico, ospitò i servizi segreti militari nazisti.
L'imponente architettura del convento seicentesco occupa un ambito più ampio di quello che appare dal sagrato di ingresso, confinato dalla facciata della chiesa settecentesca, che impedisce di leggere per intero il lato del quadrato perfetto del convento (certamente il maggiore edificio della città storica).
La pianta regolare e il segno diffuso delle volte testimoniano la qualità funzionale del progetto, perfettamente conservato, nonostante gli utilizzi diversi e molteplici nel tempo.
Il disegno palladiano, di qualità tale da far pensare allo Scamozzi (presente ad Este intorno al 1615), emerge fortemente nel cortile, regolare e raffinato nella tessitura degli archi al piano terreno e delle semicolonne che ritmano con le finestre timpanate il muro del piano superiore.
La corte, durante i lavori di restauro degli anni 1990 è stata ripulita e sono di nuovo del tutto godibili i giochi di colore tra il mattone e i marmi, motivo fondamentale del disegno di insieme del complesso, che all'esterno si presenta con una intonacatura dimessa e severa.
Lo spazio tra via Garibaldi e il convento, da sempre impostato come piazza monumentale, non trova soluzione da quando il complesso diventa comunale. Dopo lo spazio per le fiere, dalla metà del '900 si prova a farne un giardino pubblico, che delimita il vero sagrato davanti alla chiesa.
Paradossalmente il complesso diventa pubblico e lo spazio viene privatizzato. Infatti nel 1873 il sagrato antistante il convento, utilizzato insieme alla chiesa come caserma, viene separato dalle strade con una cancellata.
Lo spazio chiuso dalla cancellata è definito "piazzale ad uso Fiera".
La cancellata, importante e decorosa sarà poi sostituita "per donare il ferro alla patria" alle soglie della II guerra mondiale.
Il complesso dell'ex convento si vede dall'oltre Bisatto come trecento anni fa, e i due bagolari che l'ombreggiano paiono il segno di una continuità del verde a orti e broli che caratterizzava le pertinenze del convento, entro le antiche mura della città medioevale.
Ai primi del 1900 la corte del Vescovile fu scelta come capolinea del Tram che collegava la città con S. Elena, importante soprattutto perché passava per la stazione ferroviaria.