Via Savioli, 2 Abano Terme 35031 Abano Terme
Museo della Maschera Amleto e Donato Sartori Villa Trevisan Savioli
Location: Abano Terme
Si tratta di una tipica villa Veneta, il cui impianto risale alla prima metà del XVII secolo, ma la configurazione attuale è stata determinata solamente nel XVIII sec. Il complesso architettonico è formato da tutte le parti che tradizionalmente costituiscono una casa veneziana: l’abitazione del proprietario,un piccolo giardino all’italiana, l’ex-barchessa ritrasformata, l’oratorio compreso tra due edifici che lo spalleggiano, il cortile ed il vasto brolo completano il sito storico.
La chiave di volta del portale d’ingresso principale è costituita da un mascherone che segna tematicamente l’ingresso al Museo della Maschera. Il corpo della Villa costituisce, dunque, il nucleo principale del Museo, mentre il laboratorio didattico, la direzione, gli uffici e la sala proiezioni sono ubicati a lato.
Il piccolo giardino all’italiana attraverso il quale si accede alla Villa, è stato conservato e valorizzato risistemando siepi e vialetti e completando il prezioso muro di cinta; a definire il tutto, è tornato all’antico splendore il cancello originale in ferro battuto. La grande aiuola a destra dell’ingresso ospita la copia dell’originale scultura bronzea di Arlecchino ultima opera di Amleto Sartori (1915-62), che è inserita invece in centro città ai giardini del Kursaal.
Il Museo della Maschera è un centro museale integrato per promuovere e valorizzare cultura, arti e spettacolo. Un Museo moderno, dinamico e di sperimantazione, unico al mondo con materiali da vedere e usare, aperto ai giovani che vogliono imparare l'arte della maschera, ma anche agli studiosi desiderosi di confrontarsi su questo tema.
Amleto Sartori, scultore e poeta dedicò gli ultimi anni della sua vita alla ricerca dell’origine della maschera dell’arte italiana. Sue furono le maschere della rinata Commedia dell’Arte per le rappresentazioni curate da Giorgio Strehler, Gianfranco De Bosio e Jacques Lecoq, per Jean Louis Barrault e per il più grande degli Arlecchini di questo secolo.
Donato Sartori, dopo la scomparsa del padre, oltre a proseguire il proprio percorso di scultore continua in Italia il rapporto con il Piccolo Teatro creando le maschere per il Galileo di Brecht con la regia di Giorgio Strehler e per l’Arlecchino di Ferruccio Soleri, mentre nasce un’intensa collaborazione con Dario Fo, Peter Oskarson e, più recentemente, con Moni Ovadia. Continua intanto anche la collaborazione con i maggiori registi e attori di teatro francesi ed inizia un rapporto nuovo con il teatro d’avanguardia americano e europeo con produzioni non solamente teatrali bensì pluridisciplinari e multimediali.
Fonda nel 1979 con Paola Piizzi e Paolo Trombetta, il Centro Maschere e Strutture Gestuali ed avvia una ricerca autonoma che, partendo dalla scultura lo porta ad indagare oltre la maschera approfondendo la tematica della maschera totale e del mascheramento urbano, riuscendo ad arrivare in moltissime capitali europee ed americane, ma anche in Giappone, Russia, Cina e Australia.
Intanto, a partire dagli anni ’30, Amleto prima e Donato poi hanno dato vita ad una collezione che comprende, oltre al patrimonio di maschere e sculture create in quasi un secolo di attività artistica, anche una prestigiosa raccolta nata da una scrupolosa ricerca in tutto il mondo, che costituisce il restante nucleo del patrimonio museale.